Le prime reazioni al debutto nell’arena del Senato si sono avute già durante il discorso di Giuseppe Conte al Senato, concluso dalla stan...
Le prime reazioni al debutto nell’arena del Senato si sono avute già durante il discorso di Giuseppe Conte al Senato, concluso dalla standing ovation della maggioranza, scattata al passaggio finale. Il premier stava assicurando che il governo darà risposte alle interrogazioni delle minoranze, quando il forzista Paolo Romani ha urlato: «Sì, come faceva il M5S». Alla successiva richiesta di un atteggiamento collaborativo, anche i banchi del Pd hanno iniziato a rumoreggiare, suscitando il richiamo della presidente Casellati: «Così non si afferma la centralità del Parlamento». E giù applausi e cori di M5S e Lega.
La maggioranza
«Bellissimo discorso , condivido tutti i punti» dice il ministro dell’interno e vicepremier Matteo Salvini. «Due miei amici che hanno votato Pd mi hanno mandato un messaggio in cui mi scrivono che li ha convinti» commenta il ministro all’agricoltura, Gian Marco Centinaio.
Forza Italia: «Sembra Cetto La Qualunque»
«Il discorso di Conte sembra una via di mezzo tra la confusione programmatica e Cetto La Qualunque» dichiara il governatore ligure Giovanni Toti. «Cos'è il Daspo per i corrotti, un pena aggiuntiva?» ironizza, «Se sei corrotto, non puoi più andare a vedere il derby?».«Retorica e luoghi comuni» per Renato Brunetta, «ma anche molte cose preoccupanti: giustizialismo, fondamentalismo, autoritarismo, pauperismo, assistenzialismo, più pene per tutti, più carceri - afferma l'esponente di Forza Italia -. Non ho sentito alcuno spirito liberale, la ricchezza va prima prodotta per essere redistribuita».
Il presidente Conte ha chiesto la fiducia al Senato. Nel pomeriggio interverrò insieme a altri colleghi per dire perché voteremo contro. Noi siamo #altracosa
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 5 giugno 2018
Il Pd: «Il governo più a destra»
«Un discorso interminabile, un mix di ovvietà e argomenti molto preoccupanti» è lo spirito con cui la deputata del Pd Anna Ascani si prepara per l’intervento di mercoledì alla Camera. «In un’ora e dieci di parole, Conte non ha detto una parola su scuola e cultura, uno degli aspetti che qualificano questo governo come il più a destra della storia repubblicana». Poche parole anche sulle infrastrutture: il responsabile demi ai trasporti, Salvatore Margiotta, vorrebbe «capire se le grandi opere si faranno» perché «bloccare gli investimenti pubblici significa far diminuire il Pil». Nella lavagna degli argomenti mancanti c'è anche l'Europa: dopo l'incidente diplomatico con la Tunisia, per la senatrice Laura Garavini«sarebbe stato auspicabile un messaggio tranquillizzante nei confronti dello scenario internazionale».
5 giugno 2018 (modifica il 5 giugno 2018 | 14:50)
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